
Condannata ribelle
Contro il cancro ho vinto io
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Un male che assume sembianze ancor più terribili quando gli intraprendenti signori del bisturi la terrorizzano con soluzioni inquietanti, devastanti e inappellabili.
A questo punto l’inaspettato comportamento: dare inizio alla sua battaglia.
DI COSA PARLA
Dapprima contro le baronie del bisturi, poi contro lo scetticismo e l’incredulità dei familiari, tanto da apparire agli uni e agli altri come un malinconico donchisciotte destinato inevitabilmente alla sconfitta.
“Condannata ribelle” nasce come la cronaca di questa battaglia; perché anche gli altri sappiano ciò che altrimenti mai saprebbero, in quanto tenuto meschinamente nascosto da interessi così vicini alla ragioneria di cassa, da offendere la dignità dell’essere.
La diagnosi di un danno malevolo, un incontro inatteso, lo sguardo smarrito in un luogo del quale non conosciamo ancora il linguaggio, e l’ago della vita già in moto per orientarci verso una direzione dove si addensano, ambigue di lusinghe e minacce, le oscure motivazioni di quello che potrebbe essere il dopo.
E andando verso quel dopo ci sentiamo addosso l’unica realtà di un male subdolo e crudele, che emerge dalle nebbie dell’impotenza, e che ci spinge sul precipizio della rassegnazione.